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Scalze

La Storia
Ogni anno, la prima domenica di Settembre, in una piccola cittadina dell’Oristanese, che sorge accanto ad un grande stagno, si festeggia, con una suggestiva processione in campagna ad opera di decine di uomini scalzi vestiti di bianco che corrono a turno reggendo una grossa statua, un santo: San Salvatore.
La piccola città è Cabras, un paese di pescatori e agricoltori, posto ai confini della pianura del Campidano, all’ingresso della magnifica penisola del Sinis, punta nord del Golfo di Oristano. La corsa in onore di San Salvatore è più conosciuta come la Corsa degli Scalzi, chiamata così perché chi vi partecipa lo fa appunto senza scarpe.
Secondo la tradizione, le origini di questa particolare corsa risalgano al periodo compreso tra il 1500 e il 1600, e sono legate ad una delle numerose incursioni barbaresche che atterrivano le popolazioni locali.
A pochi chilometri dalla cittadina, dall’altra parte dello stagno, fioriva il piccolo borgo di San Salvatore, oggi disabitato. Si racconta che durante una delle numerose invasioni da parte dei saraceni, gli uomini di San salvatore, impegnati a combattere gli invasori, affidarono alle donne la statua del Santo patrono. Il compito delle loro donne era quello di proteggere il simulacro portandolo a Cabras, in modo da evitare che fosse brutalizzato dagli invasori, e loro lo fecero: di corsa e, dato i tempi, scalze, portando la statua in salvo.
Oggi, durante i festeggiamenti in onore del santo, si rievoca e si ripete la storia, con una differenza: a correre non sono le donne ma gli uomini. Gli Scalzi, così definiti, con indosso una tunica bianca, per onorare un voto e per orgoglio, sabato mattina all’alba portano San Salvatore nel borgo omonimo, mentre domenica sera lo riportano trionfanti a Cabras. Corrono per chilometri tra asfalto e terra battuta, ma tutta la fatica, il dolore, la stanchezza, svaniscono non appena raggiungono le porte del paese, dove vengono accolti dai loro compaesani (e da migliaia di turisti) che, per incoraggiarli, applaudono e gridano tutti insieme “Evviva Santu Srabadori”.